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UN CUOR SOLO UN’ ANIMA SOLA

LUCIO MARTINO (III anno)


Mercoledì 04 maggio, la nostra comunità del seminario ha vissuto un momento di festa con gli ex alunni che in questi trent’anni sono stati accompagnati nel loro cammino di formazione e insieme agli ex educatori che hanno prestato il loro servizio in questa comunità. Questo momento è stato inserito all’interno della settimana in preparazione alla festa del Buon Pastore, cuore della nostra vita formativa. L’incontro di quest’anno è stato ancor più bello e significativo. A causa della pandemia, infatti, non è stato possibile ritrovarci insieme negli ultimi due anni, per questo motivo, in quello che può essere definito finalmente l’anno della ripresa, sono stati coinvolti non solo i novelli sacerdoti, e gli alunni ordinati negli ultimi dieci anni, ma anche chi in quest’ultimo periodo ha festeggiato i 25 anni di sacerdozio. Al centro della giornata la celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Pasquale Cascio, arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia, già docente di Sacra Scrittura del nostro Istituto Teologico. Nella sua omelia l’arcivescovo ha sottolineato l’importanza del seminario come scuola di discepolato:

“Siamo venuti qui, per scoprire la nostra fede e capire come questa fede poneva in sé la chiamata al sacerdozio”.

Pensando al seminario, a ciò che è stato vissuto qui, quali sono i luoghi dove oggi andiamo a portare quest’esperienza? L’arcivescovo ne ha suggeriti tre: la preghiera personale: “da qui bisogna trarre l’esperienza del ministero che si sta vivendo, e quindi anche la gioia di essere sacerdoti”. Il secondo luogo è stato identificato nella comunità sacerdotale, quella che nasce da una sensibilità ministeriale concreta, perché è nella fraternità che ci si racconta e si rende grazie per tutto quello che si vive comprese le nostre ansie e i nostri turbamenti. Tante volte, sottolineava Mons. Cascio, la nostra pastorale è come i fiori artificiali, cioè è soltanto un’apparenza, perché la parola di Dio non è veramente germogliata in noi. Il terzo luogo, infine, è stato individuato nel rapporto con il vescovo, che si deve sviluppare sulle stesse dinamiche presentate prima, ovvero, il dialogo e il confronto ascoltando ciò che lo spirito ci suggerisce. Commentando la prima lettura della liturgia, l’arcivescovo ha sottolineato come l’esperienza della pandemia può essere paragonata alla chiesa primitiva dispersa a causa della persecuzione.

Come nei primi secoli, la dispersione è diventata occasione di evangelizzazione, cosi anche questa violenta persecuzione della pandemia che ci ha rinchiusi e dispersi, separandoci dagli altri, ha trasformato la dispersione in evangelizzazione localizzata.

Infine, commentando il Vangelo del giorno, mons. Cascio ha sottolineato che solo Gesù può dire: “chi vede me vede il Padre”. Un sacerdote, invece, non può dire: “chi vede me vede Gesù”. “Stiamo attenti! Difendiamo il nostro cuore da pretese di possesso”!!!

Il momento di convivialità successivo alla Celebrazione Eucaristica è stata l’occasione per ritrovarsi, rivedere vecchi amici che magari non si vedevano da un po' di tempo, ricordare momenti vissuti in passato in seminario che hanno segnato la vita di ciascuno, che sono diventate occasioni di crescita, pur nelle difficoltà che un cammino del genere comporta. Il tutto in un clima bello e sereno. Come in famiglia. Una famiglia che ancora oggi non smette di ringraziare per il dono della vocazione ricevuta, da parte di un Dio che ci chiama a cose sempre più grandi!!!


 
 
 

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