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“Nessuna colpa può precludere la speranza di una nuova vita per l’uomo peccatore...”

di Luigi Salvia (II anno) e Emanuele Regina (I anno)

La speranza, quella che spesso e molto facilmente si perde, ci sfugge dal cuore. Quella che con fatica riusciamo a ristringere nei nostri pugni, specialmente quando il sole, lì fuori, ci riga il volto con l’ombra delle sbarre. Nell’assolato ma ventoso pomeriggio dell’8 aprile, il venerdì che ha preceduto la Domenica delle Palme, la nostra comunità del Seminario si è recata nella Casa Circondariale “A. Santoro” di Potenza per prendere parte ad una Via Crucis insieme ai detenuti e al personale del penitenziario. La petrosa via del Calvario era lì, sul lastricato che costeggia il campo da calcio in cui i ragazzi giocano. Era lì, con noi, tutti insieme, che seguivamo una croce in legno chiaro e una stola rossa che svolazzava in un assordante silenzio.

Nel corso di quest’anno, sono riprese le attività di pastorale che il nostro Seminario svolge anche all’interno del carcere del Capoluogo e che erano state interrotte – da due anni ormai - a causa della pandemia. Questo ha permesso di riannodare le relazioni con la struttura detentiva e di poter organizzare un momento che coinvolgesse tutti noi e costituisse un segnale concreto di vicinanza ai detenuti. Un segnale di Speranza…

A presiedere il momento di preghiera è stato l’Arcivescovo di Potenza Mons. Salvatore Ligorio, che ha fortemente desiderato essere lì con noi, insieme al Cappellano don Mimì Santomauro e alla Direttrice, la dott.ssa Mariarosaria Petraccone che, sin dall’inizio, ha creduto fortemente nell’iniziativa e ne ha permesso la realizzazione.

Al termine di una via Crucis intensa, le cui meditazioni sono state composte da noi seminaristi, ma che sono state lette con una sorprendente partecipazione anche da alcuni carcerati, l’Arcivescovo ha voluto rivolgere delle parole di speranza proprio a questi ultimi: con la sua Passione, infatti,

Cristo ci è di aiuto e di esempio per non lasciare che le nostre cadute e i nostri errori pronuncino l’ultima parola sulla nostra vita, ma siano l’occasione per permettere al Signore di chinarsi su di noi e risollevarci ad una vita nuova nella sua Chiesa.

Una Chiesa che è presente, parla ed agisce anche – e soprattutto - attraverso questi gesti concreti.

Portiamo con noi, da questo pomeriggio, la partecipazione sentita di quelle persone, i loro sguardi attenti, la sensazione e la certezza di essere parte della stessa umanità che cerca la consolazione e la vicinanza del Signore risorto.



 
 
 

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